Note storiche
Di origine quattrocentesca, il Castello con torre merlata era situato nel contado fiorentino tra l'Arno e la Greve, nel sud-ovest fiorentino.
Un secolo dopo ad opera di Giacomo Filippo de' Nerli, il complesso si ampliò adattandosi a Villa.
Durante il XVII secolo la villa godette di notevoli ampliamenti da parte dei Conti Galli, con un notevole intervento artistico di Baccio del Bianco, che affrescò il grande salone del piano terra, con storuie tratte da Pastor Fido.
Nel settecento i Galli iniziano la realizzazione del giardino, con la creazione di tre ninfei e un sistema idrico di approvvigionamento.
Nel 1868 la Villa diviene proprietà del Conte Farinola, a cui si devono le trasformazioni dell'intero complesso ij stile medioevale. Su progetto di Luigi Del Moro fu aggiunta una nuova cappella in forme neogotiche.
Negli anni trenta del novecento la Villa passa al Barone svizzero Ritter de Zahony, che la utilizzò come fattoria fino al 1991, quando viene sottoposto a tutela e acquistato dalla cooperativa Florentia Coop Due , che ne ha sostenuto il restauro con frazionamento e cambio di destinazione d'uso residenziale.
Il Progetto
Il restauro ed il recupero ad uso abitativo del complesso monumentale denominato “Fattoria di Torregalli” si è configurato come un intervento ad ampio raggio che ha affrontato problematiche a scala urbana e, con il tema delle unità abitative, si è concentrato sugli aspetti fondamentali della progettazione e sul complesso rapporto con l'esistente, fino ad arrivare a disegnare i dettaglio delle finiture, degli infissi e delle pavimentazioni.
Dopo una non facile gestazione di approvazione del progetto, il recupero dell'immobile, non più abitato da decenni e dunque interessato da uno stato di degrado particolarmente grave, ha previsto la realizzazione di n.28 unità abitative e di n. 3 uffici, ed il restauro e la risistemazione degli spazi esterni. Si è infatti realizzato il restauro del giardino monumentale tardo seicentesco, la risistemazione del giardino sul lato nord, nell'ottica di ritrovare i legami dell'edificio con il territorio circostante e un parcheggio di superficie per n. 85 posti auto, il cui impatto nell'area è stato mitigato da un disegno che comprendesse al suo interno spazi a verde, alberature e vialetti in pietra.
I criteri-guida del progetto hanno tratto origine dalla considerazione che il complesso edilizio si sia formato in tempi diversi e con modalità tecniche e costruttive differenti.
Il progetto, tal quale è poi stato realizzato, è il risultato di molte indagini, incrociate con una conoscenza quanto più approfondita del complesso, delle sue parti, della sua materia, ed è quindi anche il frutto di una serie di verifiche di compatibilità che hanno dato luogo ad unità lontane, in diversi casi, dai tagli ”di mercato” e non privi di alcune “rinunce”prestazionali ed ha comportato cambiamenti anche nei programmi della committenza, accettati peraltro a fronte di un atto generale e condiviso di trasformazione responsabile e rispettosa di un complesso monumentale tutelato.
Questione importante è stata quella dell’intervento strutturale, che ha mirato a conservare per quanto possibile quel che esisteva, agendo nel caso con consolidamenti estradossali (previo smontaggio accurato dei pavimenti) per i solai e per le coperture a volta o con rinforzi puntuali per alcune strutture lignee di copertura. Laddove lo stato di marcescenza, la mancanza o altra forma di degrado troppo avanzato non hanno permesso il recupero sono state utilizzate tipologie, tecniche e materiali analoghi a quelli originari, per lo più afferenti a modelli diversi di orizzontamenti in legno.
Altro tema di rilievo è stato quello dei restauri specialistici , che sono stati condotti in esterno per tutte le superfici in pietra, alcuni porzioni di intonaco ancora esistenti ma soprattutto per i ninfei, le decorazioni, la fontana del giardino settecentesco. All’interno sono stati diversi i vani decorati che sono stati interessati da interventi specialistici, a seguito di saggi.
In particolare si vuole citare l’esistenza di un vano al piano terra fortemente caratterizzato da un ciclo di decorazioni e che è stato restaurato, rispettato dal punto di vista spaziale ed è oggi uno delle testimonianze più importanti del seicento toscano. Si tratta di un ciclo di affreschi eseguiti per i Conti Galli con storie tratte dal "Pastor Fido", opera del pittore Baccio del Bianco, realizzate in otto eleganti ed elaborati cartigli nella grande sala d'accesso.