Villa Il Gondo, Firenze
Luogo e anno: Firenze (2016-2020)
Committente: BL Consulting Srl
Incarico: Restauro e riqualificazione ad uso residenziale
Collaborazioni al progetto: Ing. Luca Lardani (strutture), Studio Fascetti e Studio ing. Giampiero Mancini ed Associati (Impianti), Geom. Francesco Martella (rilievi plano-altimetrici), Arch. Cristina Sordella
Note: Edificio tutelato ai sensi del D.Lgs. N. 42/2004
Dati tecnici: Superficie Totale: 1.800 mq | N. 12 appartamenti | Parco e pertinenze scoperte: 9.500 mq.

Note storiche
La più antica pianta che ritrae la villa Il Gondo nella Podesteria di Sesto è quella dei Capitani di Parte del Popolo di San Michele al Castello della fine del XVI secolo. La villa presenta caratteri distributivi e tipologici tipici delle abitazioni quattro-cinquecentesche del contado fiorentino, in particolare per la presenza della loggia, del cortile interno e della torre colombaria.
L’impianto planimetrico è a forma di U irregolare: il cortile centrale, intorno a cui si sviluppa l’edificio su tre lati, è chiuso, sul quarto lato, da un muro in cui si apre il portale d’accesso.
La loggia, collocata sul fronte principale su un piano rialzato da gradini rispetto alla corte aperta, presenta tre arcate a tutto sesto su colonne e semipilastri in pietra con capitelli di ordine tuscanico ornati da un motivo a rosette che si ripete sui peducci delle volte. Tale tipologia di capitelli è molto diffusa a Firenze intorno al XVI secolo: la si può riscontrare, con varianti, in alcune architetture di Baccio d’Agnolo, come i cortili dei palazzi Bartolini Salimbeni, Gerini, Taddei.  
La villa Il Gondo entrò a far parte delle proprietà granducali in data posteriore al 1747, quando l’antica residenza venne probabilmente trasformata in annesso di servizio della fattoria di Castello. In questo periodo, per volere del granduca Leopoldo II di Lorena, venne costruito l'edificio del  frantoio.

Il Progetto di restauro
Il complesso del Gondo è costituito dalla Villa, da un volume di un annesso ex-agricolo (ex-frantoio) e da un altro piccolo edificio collocato nei pressi dell’ingresso (casa del portiere).
L’immobile è sottoposto a Vincolo diretto (titolo II D.Lgs 42/2004) e sull'area grava il Vincolo paesaggistico (titolo III D.Lgs 42/2004), in quanto è collocato sulle pendici della collina di Castello, al di sopra della Villa Reale (Accademia della Crusca).
Il progetto di restauro ha inteso confermare l'uso residenziale già presente, estendendolo anche alle poche parti non abitate, quali l'ex-frantoio e parte dell'ala sud-est della Villa.
Le nuove unità abitative tendono a ricomporre gli spazi storicamente coevi e organici, esaltando il recupero di soffitti voltati e valorizzando tutti gli elementi di pregio ritrovati.
Al contrario, gli elementi incongrui interni, che risultano disaggregati dall'edificato originario, vengono eliminati all'interno del progetto di restauro, al fine di restituire l'originaria facies dell'antica dimora signorile.
Esternamente si conservano i caratteri e i materiali originari delle facciate, recuperandone alcuni tratti e simmetrie oggi perdute (finestre tamponate), ed eliminando superfetazioni oggetto di recenti condoni.
Quanto alle pertinenze esterne (giardino, cortili), risultano costituire un'aggregazione di resedi posti a varie quote, di cui uno ancora conserva l'assetto planimetrico ed in parte materico di un “giardino all'italiana”, dotato di vasca e di ninfeo, di cui si presume, data l'esistenza di un piccolo bottaccio nel terrazzamento a monte, la presenza in tempi passati di qualche gioco d'acqua.
Gli impianti per le unità abitative corrispondono ad alti standard di comfort e di integrazione con le strutture antiche, con miglioramento delle prestazioni energetiche complessive.