Il complesso
In uno scenario magnifico, realizzato tra il seicento e il settecento, il complesso della Villa e del Giardino Garzoni rappresenta un episodio noto internazionalmente per la sua importanza storica, architettonica, botanica.
Un vasto programma di restauri ha interessato la Villa, gli annessi, la Palazzina d'estate (Juvarra), i giochi d'acqua, i gruppi scultorei, le “architetture Verdi”, i percorsi, e le nuove strutture di accoglienza (biglietteria, caffetteria).
Note storiche
La prima struttura della Villa è rappresentata nel Martirologio del 1548, e fu realizzata sotto il primo Romano Garzoni. A Romano di Alessandro Garzoni “architetto autodidatta” (1623-1663) si deve l'attuale conformazione della Villa e il primo impianto generale del Giardino. Gli affreschi originari seicenteschi della Villa furono eseguiti da Angelo Michele Colonna, poi sostituiti dall'ultima redazione settecentesca per mano dei Santi (padre e figlio) e del Paladini, a cui è attribuito anche il disegno del gruppo scultoreo della Fama nella parte alta del Giardino. A Romano Garzoni (1721-1786), pronipote del secondo, si deve invece l'impianto attuale del Giardino, realizzato su progetto dell'architetto lucchese Ottaviano Diodati (1716-1786), capolavoro di giochi d'acqua, sculture, e arte topiaria, che fu noto presso tutte le corti europee del tempo.
La fase definitiva dell'ultima grandiosa sistemazione del Giardino è da far risalire ai lavori voluti da Giuseppe Garzoni, ricordati in un’iscrizione del 1861 e attestati dal suo monogramma GG che troneggia al centro dei Compartimenti degli Stemmi.
La Villa Garzoni
Il restauro della Villa ha comportato delicati lavori alle facciate, alle coperture, ed i numerosi elementi di carattere scultoreo: l'intonaco “finto-bugnato”, le decorazioni in pietra calcarea e calce, i marcapiani in pietra arenaria, lo stemma in pietra calcarea, il bozzato angolare, i particolari infissi lignei, le lanterne, i gruppi scultorei di copertura, le panoplie, i mascheroni di gronda, l'intera altana con il “cappello” in piombo. Dei quarantadue mascheroni originari in terracotta posti in gronda, che fungono da scarico delle acque meteoriche secondo lo schema delle “gargouilles”, ne erano rimasti soltanto trentaquattro, di cui sei in pessime condizioni. Oltre al restauro di quelli esistenti, ne sono stati realizzati otto nuovi, reinterpretati da un artigiano e contrassegnati “MMV” (2005).
I principali gruppi scultorei posti in sommità della facciata della Villa sono realizzati in terracotta (Minerva, Mercurio, Venere, Apollo). Le statue, cave al loro interno, sono di spessore medio di circa 4 cm. Oltre al restauro e scialbatura finale data a pennello, sono stati ripristinate tutte le imperniature e controventi metallici.
Il restauro della copertura ha interessato tutta la struttura lignea di sostegno, fino ai correnti. Con l'occasione, si è operato un delicato restauro dei solai del piano sottotetto ed i sottostanti estradossi delle volte in stuoiati di canniccio. L'apparato decorativo interno è stato solo oggetto di presidio statico e consolidamento in estradosso, in attesa di un restauro pittorico.
La Palazzina d’Estate
Il singolare edificio settecentesco della “Palazzina d'Estate” o “dell'Orologio” fu realizzata dall'architetto Ottaviano Diodati (1716-1786) su disegno di Filippo Juvarra al quale erano stati commissionati dai Garzoni anche altri progetti di fontane per il giardino, non realizzate.
Il delicatissimo restauro ha interessato la copertura e le facciate, composte da articolate mostre e fregi realizzati con la tecnica del mosaico con frammenti di pietra organogena e schegge di ferro battuto (loppe). Si è ripristinato il meccanismo dell'orologio e il sistema automatico di tiranti per battere i colpi sulla campanella posta in sommità. La piccola semicupola in elementi di ardesia è stata anch'essa completamente restaurata.
I “Bagnetti”
Uno degli interventi più rilevanti del periodo settecentesco, forse dovuto allo spirito laico e agli interessi classicistici dell’architetto Diodati, è la trasformazione del piccolo edificio posto nella parte terminale in alto del giardino (“una cappellina dipinta con le sue stanze detto il romitorio”) nella struttura dei “Bagnetti”: si tratta di un curioso esempio di architettura classicheggiante che richiama lo stile delle antiche terme romane. Alla fine del 1999 il degrado dei Bagnetti versava in condizioni disastrose: intere parti della copertura erano collassate sulla sottostante volta in canniccio decorata. Delicati restauri hanno potuto restituire il singolare edificio al pubblico: è programmato per il prossimo futuro anche il restauro e la riattivazione degli originari condotti idrici che alimentavano le vasche con acqua fredda e calda, un tempo fornita da una piccola fornace.
Il Giardino e i gruppi scultorei
Nel Giardino sono stati eseguiti importanti lavori di restauro e ripristino dei giochi d'acqua (dotandosi tra l'altro di proprio approvvigionamento idrico, una volta fornito dalle sorgenti del Borgo, e dal 1961 ad oggi con pompaggio dalle acque del torrente Pescia) con il restauro delle vasche del Parterre de Broderies, dei caratteristici getti verticali, della “Catena d'acqua” , degli scherzi nella Grotta di Nettuno.
Il restauro delle “architetture verdi” di villa Garzoni si basa su uno studio che ha consentito di individuare le principali problematiche tramite la rilettura dei documenti storici noti, delle planimetrie del Duccini (1663), del Flosi (1775 ca), del Burlini (1797), della veduta di Francesco Cecchi (179a) e della vasta documentazione fotografica che parte dalla seconda metà dell’Ottocento e finisce con i nostri giorni.
Sono stati eseguiti i consolidamenti delle parti strutturali in pietra serena della Scalinata Monumentale (rampe curve, capisaldi, cimase) oltre al restauro degli elementi in cotto quali i balaustrini, i globi, e il Gruppo di scimmie che giuoca al pallone.
Tra gli annessi del Giardino lo “Spaccio di Pola” era utilizzato dai giardinieri come ricovero attrezzi e al piano primo per la stesura dei bulbi e semi. La destinazione attuale è quella di Caffetteria e Book-shop, nel flusso di uscita del percorso di visita. Esternamente restaurato ma immutato, all’interno si è realizzata una cucina ed i servizi igienici, collegando i due piani da una scala interna, prima non esistente. Saldata a Pola vi è una serra che a seguito del restauro è diventata una estensione dell'enoteca da cui si può godere, da quota rialzata, di una delle più ammirevoli vedute del Giardino.
Significativo è stato il restauro di molti dei gruppi scultorei che sono presenti in numero di circa ottanta, in piccola parte realizzati in terracotta, mentre per la maggior parte sono realizzate in aggregato di pietre organogene, con un’intelaiatura di ferro che ne costituisce la struttura, rivestito di intonaco, scialbati di bianco , tipo “marmorino”.
La Flora e la Diana costituiscono un esempio emblematico del restauro dei gruppi scultorei del Giardino. La perdita di intere parti anatomiche ha richiesto una accurata indagine dei dettagli delle foto storiche che ne ha permesso una fedele ricostruzione.