Note storiche
L'attuale Palazzo Pretorio di Figline Valdarno è il risultato di notevoli trasformazioni avvenute nei secoli, che ne hanno via via mutato radicalmente l'aspetto e la destinazione. Edificato già nella seconda metà del 1300, il “Palagio Comunale” subì notevoli modificazioni nel 1554. Nel XVIII secolo fu eliminato il caratteristico scalone esterno e su ordine dei francesi furono rimossi a scalpello tutti gli stemmi in facciata. Nel 1858 il Comune riceve l'ingiunzione di ridurre a carcere il Palazzo Pretorio: cade la merlatura guelfa e l'edificio perde il suo aspetto di possanza medievale. Nel Ventennio, con lavori “di ripristino”, il Palazzo Pretorio assume la sua attuale conformazione: viene ricreato un aspetto “antico”, sottolineando i caratteri di austerità con colori scuri, in facciata, nel legname a vista, negli arredi interni.
Il Progetto
Dopo anni di parziale utilizzo, l'Amministrazione comunale figlinese si orientò ad un completo recupero di una struttura di grande importanza per il centro di Figline. L'ipotesi di collocarvi la sede Municipale fu scartata perché la superficie disponibile non era sufficiente per concentrarvi tutte le esigenze di una moderna e complessa amministrazione. Fu allora concordata la realizzazione di una “Macchina per la Città”, un riconoscibile ed avvertibile centro di “eventi” per la cittadinanza e punto di riferimento del flusso turistico. Fulcro della nuova struttura è diventata, insieme alla parte espositiva e museale del secondo piano, la grande “Sala Eventi” del piano primo capace di circa 65 posti a sedere, che può diventare, Sala per convegni e incontri culturali (essendo stata dotata di sistema di proiezione ed amplificazione), Sala per la celebrazione di matrimoni civili, Sala per assemblee ed incontri con la cittadinanza.
Oltre ad un delicato e completo consolidamento strutturale (dalle fondazioni alle coperture, compresi tutti i solai), si è dovuto operare un vasto risanamento del piano terra, degli intonaci e degli infissi. La scelta delle finiture, insieme al restauro del paramento esterno, fatto di pietra e in buona parte di “finta pietra” di finissima fattura, ha avuto come obiettivo di “alleggerire” la marcata austerità del periodo fascista: si sono cercati toni più morbidi per il grigio di facciata, per il legname a vista, per il colore degli infissi; il vetro “stampato” opaco è stato sostituito con più adeguate vetrocamere trasparenti. Per le tinteggiature interne si è scelto un colore avorio più caldo del bianco “San Giovanni”, per il pavimento del secondo piano (a vocazione espositiva) si è optato per listoni di legno.
Con l'occasione si è dotato il Pretorio di una sofisticata tecnologia, con cablaggi, comandi centralizzati, ricezione satellitare, internet ecc.. . Discorso a parte merita l'adeguamento handicap: in base alla normativa vigente, l'intero edificio è stato reso accessibile, grazie all'eliminazione dei vari dislivelli ed all'inserimento di un ascensore e una piattaforma elevatrice.