Note storiche
1737 - Il Marchese Carlo Ginori acquista nei pressi della Villa di Doccia la Villa Buondelmonti per fondarvi una manifattura di ceramiche.
1757 - Lorenzo Ginori inizia la ristrutturazione dell'edificio principale conferendogli i connotati tramandati fino a oggi.
1818 - Carlo Leopoldo Ginori progetta e costruisce una fornace "composta", primo esempio di cottura contemporanea di diversi tipi di ceramiche.
1854 - Paolo Lorenzini viene nominato direttore a 27 anni.
1889 - La superficie edificata è di 70.000 mq.; i dipendenti occupati ammontano a 1.300; sono in funzione 15 fornaci e 24 muffole.
1896 - La manifattura, prossima al suo apice, viene fusa con la fabbrica dei Richard, al fine di rafforzare e allargare la produzione delle ceramiche e delle maioliche.
1930 - La manifattura è nella sua massima espansione con 40 forni in attività, la superficie edificata e' di 80.000 mq; i dipenti occupati ammontano a oltre 2000.
1950 - Ultimazione lavori del nuovo stabilimento nella piana di Sesto orientato verso una produzione di tipo industriale.
1957 - Il vecchio impianto manifatturiero viene acquistato dalla Società Applicazioni Industriali s.p.a. incorporata nel 1962 dalle Officine Galileo s.p.a; inizia il degrado architettonico delle parti storiche del complesso edilizio non piu' utilizzato.
Il Progetto
La Villa di Doccia non è mai stata dimora gentilizia dei Ginori ma da subito fu sede della produzione artistica delle porcellane, in parte come esposizione, in parte come laboratori di finitura, ed in parte per ospitare i grandi forni “multipiano” ove venivano cotte simultaneamente più opere.
E' composta da un corpo centrale, quello di maggior pregio, dedicato alla biblioteca comunale di Sesto Fiorentino, e dalle due parti laterali, dette “ala nord” e “ala sud”, che attualmente non ospitano nessuna funzione essendo ancora non completate nel loro restauro. Le tre porzioni originariamente erano collegate ad ogni piano.
L'ala Nord potrebbe in un prossimo futuro tornare ad essere funzionalmente saldata alla biblioteca quale sua naturale espansione, arricchendola di importanti spazi per depositi, lettura, ed un grande salone che costituirebbe un ampio auditorium a complemento delle offerte culturali.
L'ala sud invece potrebbe in ipotesi ospitare spazi espositivi e in parte commerciali legati al patrimonio artistico delle porcellane, oggi esposto altrove.
Si costituirebbe così, nell'interezza delle superfici della Villa, un “Polo culturale metropolitano” di notevole livello e interesse, certamente sovracomunale.
Alla fine degli anni ottanta, dopo circa trent'anni di abbandono dell'intera manifattura, lo stato generale di degrado aveva raggiunto livelli di grande preoccupazione. Se i manufatti, intesi come le strutture prettamente industriali che si erano sviluppate intorno all'antico nucleo della Villa si trovavano in stato di crollo parziale, era proprio la settecentesca Villa Ginori che richiamava la massima attenzione per il grave stato in cui versava.
Buona parte delle coperture era crollata per l'incuria, ed erano collassate sui sottostanti solai che non avevano sopportato il peso dei materiali crollati ed in gran parte avevano ceduto, disintegrando progressivamente la statica degli orizzontamenti che garantivano l'equilibrio dell'intera Villa. L'atmosfera ricordava più i bombardamenti bellici che non l'incuria dell'uomo. Il gravissimo degrado delle strutture aveva già interessato le parti più monumentali, come i saloni decorati al piano terreno.
1993-1995. La prima fase dei restauri
Mentre si operavano le scelte urbanistiche sui destini della ex-Manifattura, fu predisposto il cantiere per le «opere di presidio e pronto intervento», atte a puntellare volte, solai e muri pericolanti, allontanare i materiali gravanti sugli orizzontamenti a seguito dei crolli, estirpare la vegetazione infestante – anche di alto fusto – cresciuta all’interno della Villa.
Dopodiché si poterono iniziare i primi restauri: furono ricostruite le coperture crollate, reintegrate e ricostruite intere volte in mattoni con tecniche tradizionali, a partire dalla costruzione di centine in legno, furono eseguiti consolidamenti murari con diffusi interventi a «scuci-cuci» e fu operato un delicatissimo intervento di recupero della verticalità della parete della facciata principale.
2003-2009. La seconda fase dei lavori
La seconda fase dei lavori si è concentrata sul corpo centrale, già destinato al Comune per la nuova sede della biblioteca, cheiene portato al finito tra il 2007 e il 2009 con il restauro di tutti gli elementi di pregio quali l’ingresso monumentale sormontato dall’orologio, i gruppi scultorei in terracotta, e gli apparati decorativi del piano terreno, compresa la Sala del Meucci. È in questa fase che s’inserisce la riapposizione dei tondi in ceramica invetriata sulla facciata principale.
L'ala sud e l'ala nord della Villa sono state oggetto di un complesso rifacimento delle coperture e dei solai. Tutte le opere interne dell'ala sud si sono fermate allo stato del “grezzo” . Nell'ala nord, più vasta in quanto a superfici dell'ala sud, sono stati realizzati interventi più approfonditi, che interessano anche buona parte delle finiture quali intonaci, pavimenti, predisposizioni degli impianti. Sono oggetto di restauro anche gli antichi “forni” per la cottura delle porcellane.
Le facciate esterne sono invece completate (ad esclusione degli infissi).
Gli apparati decorativi e la “Sala del Meucci”
Al piano terra del corpo centrale della Villa sono presenti interessanti apparati decorativi, di origine settecentesca. Con i crolli sono state andate irrimediabilmente perdute alcune parti. Fortuna ha voluto che l'opera artisticamente più importante si sia potuta interamente salvare ed oggi, perfettamente restaurata, arricchisce la “Sala delle feste” posta negli ambienti tergali della Villa. Si tratta della volta decorata da Vincenzo Meucci (1694-1766) alla metà del settecento, ciclo pittorico che doveva rappresentare in modo aulico la produzione artistica delle porcellane: la volta riproduce sia la gloria della produzione artistica delle porcellane, sia, più didascalicamente, ne illustra le fasi lavorative nelle lunette della “terra”, dell' “acqua” e del “fuoco”, arricchite da cartigli con motti latini.
I “Tondi” di Doccia
I “Tondi” sono delle opere artistiche in ceramica invetriata realizzati dalla Manifattura in periodo ottocentesco, forse come prototipi di una produzione. Sono in totale otto, e sono composti ciascuno da una “corona” di contorno di diametro di circa un metro, ed un bassorilievo centrale bianco monocromatico su fondo blu. I soggetti, realizzati cronologicamente in due gruppi di quattro, sono: Leonardo da Vinci, Luca della Robbia, Bernard Palissy (maestro ceramista francese del cinquecento) e Michelangelo, e quindi il secondo gruppo di quattro con Donatello, Raffaello, Benvenuto Cellini, e Botticelli. Si tratta di glorie e “uomini illustri” che fecero grande la cultura artistica del Rinascimento, già assunta come riferimento universale. Gli otto Tondi furono allocati in facciata quattro per volta in due momenti consecutivi (come è riconoscibile sia dalla fattura stessa dei tondi, sia da foto d'epoca della Villa), così che fungessero da mònito alle maestranze e agli artisti, ma anche da “immagine” ai visitatori e ai clienti; come dire che lì si operava nello spirito di quegli inimitabili maestri, a cui il lavoro si ispirava.
Salvati dal degrado e ricoverati e protetti per lungo tempo in casse lignee, sono stati attentamente restaurati in laboratorio. La riapposizione dei tondi sulla facciata principale alla fine del 2009 ha simboleggiato il ritorno alla vita della Villa di Doccia, finalmente risarcita di quella lunga ‘mutilazione’ artistica. Prima della riapposizione, i Tondi sono stati esposti presso il Municipio di Sesto Fiorentino in una mostra allestita nel novembre del 2008.